
Se fa troppo caldo per lavorare puoi richiedere il congedo estivo - News.popcorntv.it
Come funziona, e quando si può richiedere al proprio datore di lavoro il congedo per l’estate: a queste temperature puoi non lavorare.
L’ondata di caldo che sta interessando l’intera Penisola italiana ha raggiunto livelli eccezionali, con temperature che superano spesso i 40 gradi. Questa situazione climatica mette a dura prova non solo la popolazione generale ma soprattutto i lavoratori, costretti a svolgere le proprie attività in condizioni ambientali estreme.
La buona notizia è che, in risposta a questo fenomeno, sono state introdotte nuove misure di tutela per garantire la sicurezza e la salute sul lavoro durante l’estate.
Il caldo estremo e l’impatto sui lavoratori: quando richiedere il congedo
Gli esperti meteorologi avevano già anticipato una fase di caldo intenso accompagnata da fenomeni meteorologici estremi, come grandinate e temporali violenti, soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro Italia. Oggi, con l’anticiclone africano ben consolidato, le temperature elevate non danno tregua e l’afa diventa insopportabile, specialmente per chi si sposta con i mezzi pubblici o lavora in ambienti non climatizzati. Il problema riguarda direttamente la sicurezza sul lavoro, poiché esposizioni prolungate a temperature superiori ai 35 gradi possono causare stress termico, con conseguenze anche gravi per la salute fisica e psicologica dei lavoratori.
Ed è proprio per questo motivo che l’INPS e le normative italiane hanno predisposto strumenti specifici per affrontare questa emergenza. Dal 2025, chi svolge attività lavorative in condizioni di caldo estremo ha la possibilità di chiedere la sospensione dell’attività lavorativa, mantenendo però il diritto alla retribuzione. Questo strumento nasce con l’obiettivo di tutelare la salute dei lavoratori, in particolare nelle aziende e nelle regioni più colpite dall’innalzamento delle temperature, come Lazio, Calabria e altre aree meridionali.
In base alla normativa vigente, il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare i rischi da stress termico e adottare misure preventive. Quando la temperatura supera i 35° Celsius, il lavoratore può richiedere la sospensione temporanea dell’attività, evitando così di esporsi a condizioni eccessivamente pericolose. Inoltre, la sospensione può essere disposta direttamente dal responsabile della sicurezza aziendale in presenza di condizioni di rischio documentate. Non si tratta solo di lavoratori impegnati all’aperto: anche chi opera in ambienti chiusi senza adeguata ventilazione ha diritto a questa tutela.

Un ulteriore aspetto fondamentale riguarda la possibilità per le aziende di attivare la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO) in caso di eventi meteorologici avversi, inclusi periodi di caldo intenso. L’INPS ha confermato che la CIGO può essere richiesta anche se le temperature non raggiungono i 35°, purché vi sia una valutazione tecnica e un supporto da parte del responsabile della sicurezza. Per il lavoratore che decide di non prestare attività lavorativa per motivi di salute legati al caldo, il rifiuto di svolgere la prestazione non può essere considerato comportamento sanzionabile né giustificare la perdita della retribuzione, a condizione che il rischio sia accertato e documentato.
La sospensione lavorativa può durare fino a 13 settimane e, in casi particolarmente gravi e localizzati, può essere prorogata fino a un massimo di 52 settimane. Questo rappresenta un passo importante verso una maggiore tutela del benessere dei lavoratori durante i mesi più caldi dell’anno, che sempre più spesso si caratterizzano per condizioni climatiche estreme. Queste misure rispondono a una crescente necessità di adattamento delle normative alla realtà del cambiamento climatico, che impone una nuova attenzione alle condizioni di lavoro soprattutto nelle stagioni estive. La salute e la sicurezza sul lavoro diventano così priorità imprescindibili, con strumenti concreti per tutelare chi opera quotidianamente in condizioni difficili.