
I pericoli di questo nuovo trend - news.popcorntv.it
La diffusione della blackout challenge rimane dunque un allarme attuale che mette a rischio la vita di molti adolescenti.
Ancora una volta, la blackout challenge, la pericolosa sfida virale che induce volontariamente l’asfissia per breve tempo, ha causato la morte di un giovane.
Questa volta, la vittima è Sebastian, un ragazzo di soli 12 anni, che ha perso la vita dopo aver tentato di partecipare a questo gioco letale diffuso sui social network.
La blackout challenge: cos’è e come funziona
La blackout challenge è una sfida che consiste nel privare temporaneamente il cervello di ossigeno tramite il soffocamento autoindotto, con l’obiettivo di sperimentare una sensazione di svenimento o euforia. Questa pratica, estremamente pericolosa, spesso porta a conseguenze irreversibili, inclusa la morte, come nel caso tragico di Sebastian.
Il fenomeno, originato e amplificato dalle piattaforme social, continua a rappresentare un grave problema di sicurezza tra i giovani utenti, nonostante gli sforzi delle aziende tecnologiche per contrastarlo.
I social network, in particolare TikTok, Instagram e altre piattaforme popolari tra gli adolescenti, cercano da anni di monitorare e rimuovere contenuti che promuovono queste sfide, ma la rapidità con cui circolano i video e la creatività degli utenti nel nasconderli rendono difficile un controllo efficace.
Le autorità e le organizzazioni per la tutela dei minori hanno più volte lanciato campagne di sensibilizzazione per mettere in guardia famiglie e ragazzi sui rischi legati a questa sfida.
La tragedia di Sebastian e la reazione della comunità
Il caso di Sebastian è avvenuto lo scorso 27 giugno a Castleford, nel West Yorkshire, dove il dodicenne è stato trovato in condizioni critiche dai soccorritori, allertati dai familiari.

Nonostante il tempestivo intervento medico e il trasporto d’urgenza in ospedale, il giovane è stato dichiarato morto poco dopo l’arrivo. Le forze dell’ordine hanno aperto un’indagine, ma le dinamiche dell’incidente sembrano chiare: Sebastian ha tentato di imitare la sfida, senza rendersi conto del rischio letale a cui si esponeva.
La comunità locale e la famiglia del ragazzo hanno espresso il loro dolore e la volontà di agire contro la diffusione di questi contenuti pericolosi. Su GoFundMe è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione che sottolinea come “nessun genitore dovrebbe mai seppellire il proprio figlio” e invita i social network a prendersi maggiormente la responsabilità della sicurezza dei minori online.
Il fenomeno globale e le implicazioni legali
Secondo dati riportati da fonti internazionali come The Independent, solo nel 2022 sono stati documentati almeno venti decessi riconducibili alla blackout challenge. Tale cifra conferma la diffusione globale di questa pratica rischiosa, che ha spinto diverse famiglie a intraprendere azioni legali contro i social network, accusati di non aver fatto abbastanza per prevenire la circolazione di contenuti che incitano alla sfida.
Le cause legali mirano a ottenere maggiore responsabilità legale dalle piattaforme digitali e a imporre regolamentazioni più stringenti per la tutela dei minori. Nel frattempo, esperti di salute pubblica e psicologi continuano a sottolineare l’importanza di un’educazione digitale consapevole e di un dialogo aperto tra genitori e figli, affinché i giovani possano riconoscere i rischi delle sfide virali e scegliere di non parteciparvi.